Evoluzione del livello del mare a Trieste negli ultimi 2000 anni


Nel corso della storia della Terra, la superficie del mare ha più volte cambiato posizione, scendendo e risalendo rispetto ad oggi, scoprendo e ricoprendo vaste zone di costa. Lo studio di queste variazioni di livello del mare riveste un ruolo fondamentale in diversi settori delle scienze, dallo studio dei movimenti recenti del suolo alla caratterizzazione morfologica di un’area, dalla progettazione delle infrastrutture costiere alla ricostruzione del paesaggio antico. Esse sono il risultato della somma delle componenti eustatiche (dal geologo austriaco Suess), dovute all’alternanza delle fasi glaciali, isostatiche, legato all’equilibrio di carico dei ghiacci e tettoniche, legate ai movimenti della crosta terrestre. Mentre la prima dipende dal momento in cui viene misurata, l’isostasia e la tettonica variano a seconda della località. Le modalità e la velocità con cui si attuano queste variazioni si riflettono sulla dinamica di sedimentazione e sulle conseguenti successioni stratigrafiche.
Anche se esistono molte teorie e ipotesi per spiegare queste modificazioni del livello del mare, esse sarebbero sostanzialmente riconducibili a due cause principali: una variazione del volume totale dell'acqua nei mari, o una variazione della capacità volumetrica dei bacini marini, e quindi una variazione della loro forma. L'unica teoria attualmente accertata è legata alle variazioni di volume dell'acqua contenuta nei ghiacciai, i quali, sciogliendosi, farebbero innalzare ed abbassare la superficie del mare, anche se non è escluso che possano avere agito contemporaneamente tutte e due o altre cause. La quantità d’acqua derivante dalla deglaciazione può essere calcolata mediante modelli matematici, che ricostruiscono dettagliatamente la componente eustatica e glacio-idro-isostatica in funzione delle diverse località. Il modello di risalita del mare attualmente più utilizzato in Italia è il modello di Lambeck, recentemente testato su numerosi siti lungo le coste adriatiche e tirreniche. Secondo questo modello, l’innalzamento del livello marino a Trieste dall’epoca romana ad oggi varia da qualche centimetro a poche decine di centimetri.
Anche nel Golfo di Trieste sono stati studiati, osservati e misurati numerosi indicatori degli antichi livelli del mare. Tali indicatori, sia quelli geomorfologici, come i solchi marini (notch), che quelli archeologici (moli romani, piscine, strutture portuali, ecc) hanno consentito di descrivere in dettaglio le variazioni della linea di riva dal I sec. d.C. ad oggi. Particolarmente interessante è la presenza di un solco marino sommerso, la cui profondità aumenta considerevolmente verso nord-ovest: tra Miramare e Duino sono state misurate le quote di 11 solchi sommersi: la loro profondità varia tra –0.65 m sugli olistoliti (i blocchi di calcare) di Miramare a –0.90 m a Canovella de’ Zoppoli; nella zona tra Sistiana e Duino la loro profondità sale da –1.30 m, poco a nord della Baia di Sistiana, fino a –2.55 m sotto il castello di Duino. E’ interessante che in corrispondenza dello stesso settore costiero è completamente assente il solco attuale. Purtroppo, nella stessa area non ci sono resti archeologici di strutture costiere, le quali sarebbero utili al confronto.


cabina mareografo schema rifatto


A parte la zona tra Sistiana e Duino, dove affiorano i calcari, in tutto il settore orientale del Golfo, tra Trieste e Isola d’Istria, affiora il Flysch, costituito da un’alternanza di arenarie e marne. Si tratta di una litologia estremamente friabile, che non permette la conservazione dei solchi marini. In queste zone, i solchi sono delle forme effimere la cui evoluzione dura tuttalpiù qualche decennio, per poi sottostare agli incipienti processi di arretramento della falesia costiera. Anche le piattaforme sommerse (shore platforms) di Punta Sottile e Punta Grossa, relitti di antiche posizioni del mare, per quanto testimoni inequivocabili e molto affascinanti di passati livelli del mare, non forniscono informazioni databili certe; a causa della regolarità dei blocchi di arenaria della piattaforma, sono state spesso erroneamente scambiate per un “lastricato romano”. Accurati confronti con i vicini affioramenti di Flysch hanno risolto questo problema a favore della naturalità della struttura. Le informazioni relative alle variazioni di livello marino sono state, in questo caso, ricavate da 5 siti archeologici. I valori medi di profondità (corretti con la marea e la pressione) delle strutture archeologiche indicano che, duemila anni fa, il livello del mare si trovava ad una profondità di –1.6±0.25 m (Epoca romana – I secolo dopo Cristo, datata con un’anfora alla base del molo), circa 60 cm più bassa della sommità delle strutture.
L’età delle strutture costiere può quindi essere dedotta dai reperti archeologici (anfore, vasellame ecc), mentre più complessa è la datazione del solco marino, essendo quest’ultimo sommerso. Recentemente sono stati eseguiti alcuni sondaggi in Istria, a poca distanza dai solchi, i quali hanno suggerito l’idea che la loro età di formazione è compresa tra cinquecento e mille anni fa.
Le profondità dei solchi marini hanno messo in evidenza una generale inclinazione (tilting) in direzione sudest-nordovest, confermato anche dai dati mareografici (oltre 110 anni). Recenti studi condotti dal Dipartimento di Scienze della Terra di Trieste (dott.ssa Carla Braitenberg), basati sul movimento del pendolo della Grotta Gigante negli ultimi 30 anni, sembrerebbero confermare che il tilting sia ancora attivo.
Dalla comparazione delle quote delle strutture archeologiche romane con i modelli matematici di sollevamento del livello del mare elaborate dall’australiano Lambeck e la profondità dei solchi sommersi, possiamo ipotizzare:

  1. un movimento tettonico negativo (abbassamento della terraferma) post-romano nel Golfo di Trieste, il cui tasso, mediato nell'arco di 2000 anni, è di circa 0.55 mm\anno (quindi 1.1 m totali), ma sussistono forti indizi che si tratti della sommatoria di eventi co-sismici (prodotti dai terremoti) con periodi di stabilità (come quello attuale) e momenti di abbassamenti co-sismici di grande entità (fino a 50 cm)
  2. un tilting con direzione sudest-nordovest i cui tassi di abbassamento aumentano notevolmente tra Sistiana e Duino


A cura di F.Antonioli (ENEA) e S.Furlani (DISGAM-Univ. di Trieste)
pubblicato su "Meteorologica" - ISSN 1827-3858
"Clima che cambia, mare che cambia" -www.umfvg.org